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Lo scorso 29 agosto, su provvedimento del Tribunale dei Minori di Roma, per la prima volta in Italia, una bambina di cinque anni è stata data in adozione alla compagna della madre biologica e ha preso il doppio cognome.
Bisogna ricordare, per prima
cosa, che la legge Italiana non dà la possibilità a coppie omosessuali di
adottare minori, pertanto nessun tribunale può concederla. Solo il Parlamento è
detentore del potere legislativo, dunque la sentenza di cui sopra rappresenta
un chiaro tentativo di aggirare la normativa attuale per uniformarla a quella
che è già in vigore in altri Paesi europei. Si vuole lanciare un segnale
forte che possa incoraggiare un iter legislativo in materia di unioni civili
tra persone dello stesso sesso, equiparate in tutto e per tutto al matrimonio,
e di possibilità per coppie omosessuali di adottare bambini. In questo modo si
arriverebbe al riconoscimento definitivo di realtà familiari del tutto
estranee alla sola contemplata dalla nostra Costituzione che, nell'articolo 29,
definisce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Vediamo, in questo modo, un tribunale scavalcare il Parlamento dettandogli la
linea da seguire senza, inoltre, tenere in alcun conto il parere dei cittadini
o dei loro rappresentanti, come si dovrebbe fare in una democrazia.
Ciò che, tuttavia, è ancora più sconcertante
è che non si tengono nella giusta considerazione l'interesse della bimba
e le conseguenze che questo provvedimento avrà sulla sua crescita e sulla sua
vita. La mancanza della figura paterna, o di quella materna, per un fanciullo,
costituisce inevitabilmente una causa di profondo disagio. Oltretutto, la
crescita con due persone omosessuali che pretendono di ricoprire
contemporaneamente ed indistintamente un unico ruolo genitoriale, determina uno
scacco rispetto al principio della complementarità dei sessi, sul quale si
fonda ogni matrimonio e dunque ogni famiglia. La nostra associazione non vuole
farsi giudice della scelta personale di due persone omosessuali di vivere
insieme e di intrattenere relazioni intime, ma in questo caso non si può più
parlare di scelta privata, perché coinvolge una terza persona e, con essa, il
bene pubblico e quindi l'intera società. I bambini, infatti, sono i soggetti da
cui dipende il futuro e la sopravvivenza della nostra comunità che ha, dunque,
il dovere di tutelarli e di impegnarsi per far si che crescano nelle condizioni
più idonee ad un sano sviluppo psicofisico e morale.
08 settembre 2014
Direttivo''Comitato Progetto Uomo''