Fazio e Saviano invitano a morire.
Andate via con loro. Con Eluana e Piergiorgio. Dicono questo ai malati terminali Mina Welby e Beppino Englaro durante la trasmissione Vieni via con me di Fazio e Saviano: l'eutanasia è una scelta di libertà, la giusta via di fuga per una vita che non è più vita.
Le loro parole sono pietre. Ma vengono quasi oscurate dal messaggio di Saviano sulla mafia e dalla presenza in studio di Fini e Bersani. L'argomento passa sotto silenzio, quasi fosse secondario. E invece è proprio quello il passaggio più riprovevole del programma di Fazio.
Per rispondergli, vorremmo sottolineare alcuni punti controversi.
Il primo riguarda il metodo. Dopo le parole di Saviano sui rapporti mafia-Lega, il ministro Maroni ha lecitamente chiesto il diritto di replica. Cosa naturale in un clima di par condicio. Ma la vita invece? L'argomento non merita un contraddittorio, una replica? Devono parlare solo i pro choice, e non i pro life? Dobbiamo mandare in onda solo le testimonianze di chi ha scelto per l'eutanasia e non quelle di chi, pur affrontando una malattia terminale, sceglie tenacemente per la vita?
La seconda questione riguarda il merito. Nella trasmissione di Fazio è stata fatta molta confusione. Come ha sottolineato Lucia Bellaspiga sulle pagine di Avvenire, si sono volutamente accostate due storie che, in realtà, simili non sono. Welby ha deliberatamente chiesto di morire, in una condizione di malattia terminale. Eluana, invece, non ha affatto scelto di morire. Altri hanno deciso per lei: il papà e la Cassazione. Vi sembra questa la libertà di scelta tanto invocata da Beppino Englaro?
Non si contano poi le imprecisioni. Fazio sentenzia: "Eluana è stata in coma per 17 anni". Sbagliato. Eluana era in uno stato vegetativo, in cui era ancora in grado di avvertire stimoli interni ed esterni. Si informi, Fazio, soprattutto quando tratta di materie così delicate.
E poi, che dire delle parole sui malati terminali e su chi amorevolmente li assiste? I primi descritti come "non vite, vite indegne", i secondi come sfortunati accompagnatori di esistenze insignificanti. Non è così. E lo confermano le tante storie di malati che scelgono di vivere fino all'ultimo, fino alla morte naturale, senza chiedere di staccare la spina. E le vicende dei tanti, tantissimi che assistono persone in stato vegetativo e non decidono per loro, ma gli assicurano vicinanza fisica e spirituale. Saviano e Fazio si leggano l'invito rivolto da Antonio Socci sul blog "Lo Straniero": vadano a trovare sua figlia Caterina, una che lotta ogni giorno per la vita, anziché fare i tribuni in televisione.
Un'ultima considerazione va fatta sui media e sulle loro attenzioni. Tutti concentrati a parlare di mafia, dei cataloghi noiosi di Bersani e di Fini. E nessuno che si cura del problema della vita. Davvero parlare di vita non è figo, non fa audience e non aiuta a vendere più giornali? Oppure non è così? Magari il silenzio è stato scelto, stabilito, deciso. E' meglio che non si discuta di questi temi, che non si crei dibattito, che si accetti come vero quanto detto da Faziano (il mostro a due teste Fazio-Saviano). È preferibile che gli italiani si convincano che quella è l'unica posizione accettabile, giusta, condivisibile. Indignatevi solo quando i morti sono ammazzati dalla mafia. Ma commuovetevi se i morti sono uccisi con l'eutanasia.
A noi, impossibilitati a controbattere, resta solo un'unica grande libertà di scelta. Quella di cambiare canale.
Gianluca Veneziani